
Foto e testi di Andreas Bossi ©
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L'Upupa (Upupa epops) Dell'ordine
dei Coraciformi (Coraciiformes),
l'unico rappresentante della
famiglia Upipidi (Upupidae).
Sono uccelli dalle dimensioni
simili ad una ghiandaia (25-29cm
circa con un apertura alare di
44-48cm.) diffusi nel sud e
centro Europa, Turchia, Israele
e nelle aree meridionali della
Russia.
É un uccello
migratore che si sposta dalle
zone equatoriali per raggiungere
le nostre zone a marzo per poi
ripartire da metà settembre ai
primi di ottobre.
Sono state
indicate presenze svernanti
anche in Sicilia.
Conduce una
vita solitaria, al massimo in
coppia; eventualmente si formano
dei piccoli gruppi quando
l’uccello compie il lungo volo
migratorio.
Il lungo becco è
sottile ed incurvato verso il
basso, le zampe grigio ardesia
sono corte.
Il piumaggio è
inconfondibile, bruno rosato
(come la volpe o un
giallo-argilla) nella parte
superiore e a strisce
orizzontali bianco-nere nella
parte inferiore.
Sul capo
porta un ciuffo a ventaglio di
penne erettili di colore marrone
chiaro con l'apice nero. Il suo
volo è molto affascinante sia
per i colori che per le movenze.
Infatti sembra una grande
farfalla con una predominanza
dei suoi colori bianco e nero.
Il maschio e la femmina sono
simili, anche se la femmina è
leggermente più piccola.
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Quando viene minacciata si
appiattisce sul terreno con ali
e coda spiegate.
Predilige
ambienti semi-alberati caldi e
assolati. Necessita di cavità
per nidificare (fori su alberi e
più raramente anfratti di rocce
o di manufatti quali muri a
secco o edifici rurali) e ampi
spazi con vegetazione erbacea
bassa sui quali alimentarsi.
Di giorno la troviamo
prevalentemente sul terreno alla
ricerca di cibo (larve di
invertebrati, grossi insetti,
soprattutto grilli talpa,
lombrichi, molluschi, ragni)
mentre la notte si ripara tra il
fitto fogliame degli alberi. È
amante dei luoghi secchi dove si
può incontrare presso boschetti
o frutteti o lungo strade
sterrate dove spesso si concede
bagni di polvere. È presente
anche nelle zone verdi delle
città.
Il becco lungo e
ricurvo è una vera e propria
pinza che serve per penetrare in
rocce e tronchi alla ricerca di
grossi insetti che ingerisce con
una tecnica molto particolare
sviluppata per ovviare alla
ridotta lunghezza della lingua:
li fionda in aria col becco
ingoiandoli al volo mentre
ricadono. Prima del lancio gli
insetti vengono sbattuti
ripetutamente
a terra finché le zampe e la
testa non si staccano dal corpo.
Sventagliando la
cresta il
maschio dimostra uno stato di
agitazione, oppure si esibisce
nella parata nuziale all'inizio
del periodo di nidificazione. Da
marzo a giugno la femmina depone
e cova per circa 16 giorni in
una cavità 5-7 uova
bianco-verdastre ma anche
tendenti al blu oppure marrone
cioccolato. In questo periodo il
maschio si occupa di nutrire la
femmina e i piccoli due o tre
volte all'ora. Dopo 3-4
settimane (metà giugno) i
piccoli lasciano il nido. Le
covate possono essere 2 all'anno.
Il nido è facilmente
riconoscibile sia per gli
escrementi dei genitori e dei
pulcini che si accumulano, sia
per l’odore repellente che
sprigiona. Infatti, come difesa,
la pulizia del nido non viene
curata di proposito, lasciando
che il fetore emanato, da un
lato respinga i predatori e
dall'altro attiri gli insetti.
Se minacciati, mamma e piccoli
emettono sgradevoli vocalizzi e
sono in grado di scagliare
contro l'intruso il liquido
puzzolente prodotto dalla
ghiandola dell'uropigio. Se da
soli, i piccoli, si dispongono a
cerchio allargando le ali e
alzando la piccola cresta e, se
questo non basta ad intimorire,
allora si piegano e "sparano"
contro l'intruso un misto di
liquido oleoso e feci. Il
fetore è tale che anche i topi e
le donnole, naturali loro nemici,
ne fuggono spaventati.
Conosciuta
con diversi nomi nelle varie
regioni italiane come:
Campania | Paposcia |
Marche | Puppula |
Puglia | Poppita, Papuscia |
Sicilia | Pipituni, Catabusciu |
Toscana | Bubbola, Galletto Marzolo |
Umbria | Puppola |
Veneto | Galeto magiarolo |
Il suo nome comune deriva dal
caratteristico e potente verso
"pup-pup-pup" che il maschio
emette da sommità di alberi
durante la stagione riproduttiva.
Un tempo molto diffusa ha avuto
un brusco e drastico calo di
presenze in relazione non solo
col disturbo recato dalle
attività antropiche, ma
soprattutto della scarsità di
adatto habitat riproduttivo.
Infatti è scarsa o assente in
aree di pianura caratterizzate
da intensa attività agricola con
colture arboree da frutto ed
intenso uso di insetticidi,
oppure da ridotta o nulla
presenza di vecchie alberature.
Paesi come la Svezia, l'Olanda e
il Belgio non contano più
presenze di questo splendido
uccello.
Per la sua bellezza
e poca diffusione è stata scelta
per rappresentare la LIPU ovvero
la Lega Italiana Protezione
Uccelli. La sua immagine è anche
presente in numerosi stemmi e
simboli araldici.
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Nella cultura
popolare è tutt'ora chiamato "uccello
del malaugurio" e con questa
immeritata nomea compare anche
in "Dei Sepolcri" di Ugo Foscolo
(che tra l'altro la scambia per
un uccello notturno) ma è stata,
in parte, riabilitata un secolo
dopo da Eugenio Montale nella
raccolta "Ossi di Seppia" dove
la definisce "uccello ilare
calunniato dai poeti".
In
Italia ci sono tra i 20.000 e i
50.000 esemplari di Upupa. Il
Foscolo non fu l'unico e non è
una caratteristica dei poeti
italiani ma anche in Inghilterra
l'upupa era confusa con altri
uccelli o creduta notturna e
abitatrice di cimiteri.
Dagli antichi persiani
era considerato l'uccello piu'
saggio, addirittura messaggero
del divino, mentre gli arabi la
chiamano "uccello dottore" e la
considerano capace di scoprire
pozzi e sorgenti nascoste.
Specie utile
all'agricoltura tutelata ai
sensi della L. 11/02/1992, n.
157 e specie strettamente
protetta in base alla Direttiva
di Berna del 19-9-1979 (Allegato
II) (per ora!! perché
potrebbe diventare cacciabile
con le nuove scandalose proposte
di variazione alla legge
presentate dal Sen. Orsi).
Oggi, 20-03-2009, dopo due giorni di neve e nevischio ed un abbassamento drastico della temperatura, mi sono dedicato alla ricerca della cincia mora e della cesena (un cacciatore mi ha garantito che questa è la situazione climatica ideale per notare stormi più o meno numerosi di cesene che scendono verso le valli meno innevate), è così che, come spesso accade, quando cerchi una cosa ne trovi un altra. Tutto mi potevo immaginare ma non un Upupa. Avevo già fotografato altre volte l'upupa ma mai di questa stagione nel Mugello e mai con questi freddi. Il poverino, perché sicuramente si tratta di un maschio che precede sempre la femmina, non immaginava certo di ritrovarsi dalle calde terre equatoriali in quelle fredde della nostra regione montana. Mi sono subito fermato e, con la Olympus montata sullo Scopos, ho fatto degli scatti temendo la sua fuga. Per nulla intimorito si è lasciato fotografare mentre cercava insetti e larve nel terreno ancora umido dallo sciogliersi della neve. Vedendo la sua tranquillità ho potuto concentrarmi sulle immagini e ho scattato anche molte immagini in raw. Una leggera schiarita mi ha aiutato nell'esposizione ed ecco la immagine che ho potuto scegliere tra una ventina di scatti accettabili.
Non sono immagini di grande bellezza ma sono sicuramente un documento ornitologico interessante.
Foto scattata con la Olympus E-420 montata direttamente con anello T2 sullo Scopos ED APO 66 . La focale finale è di un 800mm F/6 e il soggetto è a circa 15m. L'immagine è un leggerissimo crop.