
Foto e testi di Andreas Bossi ©
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Vivere nel Mugello mi da la possibilità di frequentare un territorio dove la presenza del Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) è molto frequente. Soggetto molto esigente vuole acque pulite e torrentizie, cibo in abbondanza e situazioni particolari per la nidificazione. Ora vedremo tutti questi particolari ma lasciatemi scrivere una premessa molto personale.
Questo soggetto non è frutto di un avvistamento occasionale ma ci sono voluti due anni per capirne le abitudini e studiarlo sul territorio. Non sono un ornitologo ma, come fotografo, anche io mi lascio affascinare da soggetti capaci di suscitare emozioni e simpatie. Quasi per caso, un giorno, mentre cercavo il martin pescatore, mi sono lasciato rapire da un piccolo uccello che "giocava" nelle acque gelide, era inverno, con tuffi e immersioni. La temperatura era quella tipica della montagna invernale e il torrente era parzialmente ghiacciato ma lui sembrava non avere problemi a tuffarsi in acque con una temperatura eccessiva anche per essere bevuta.
Tornato a casa mi sono subito messo alla ricerca per poter identificare questo, per me, temerario. Scopro così, per la prima volta, l'esistenza del Merlo acquaiolo. Un passeriforme della famiglia dei Ciclidi. Questa è una famiglia che conta un ristrettissimo numero di uccelli tutti legati all'acqua. Tutti capaci di immergersi e "nuotare" con le ali muovendosi anche contro corrente. Possono raggiungere profondità anche di un metro e mezzo. La loro corta coda è l'unico elemento vistoso che denuncia l'origine evolutiva dagli scriccioli. Sembra che la loro origine sia nelle montagne americane e si siano introdotti nel nostro paese passando per l'Asia. Di questa famiglia si conoscono solo 5 ciclidi; il Cinclus messicanus che occupa tutto il nord America, il Cinclus leucocephalus e il Cinclus schultzi che si sono diffusi nel sud America, il Cinclus pallasii diffuso in Asia con il Cinclus cinclus che si trova anche da noi in Europa. Per poter frequentare gli ambienti acquatici si sono sviluppate alcune caratteristiche come la membrana nittitante che, presente in tutti gli uccelli, è più robusta e vistosa, hanno un sottile lembo di pelle mobile che copre le narici e protegge le vie respiratorie durante le immersioni. Non ultima per importanza, vista la loro predilezione per i torrenti di alta montagna, è la caratteristica di una grande dimensione dell'uropigio (10 volte più grande degli altri passeriformi). Questa ghiandola produce un sebo capace di impermeabilizzare il piumaggio. Già queste poche caratteristiche scatenarono la mia curiosità e passione per questo piccolo uccello (17Cm).
I giorni seguenti, sapendo dove e cosa cercare, gli avvistamenti si sono susseguiti e con loro è scattata una intensa simpatia per questo passeriforme che ha un rapporto di confidenza con l'acqua esattamente all'opposto del mio. Osservandolo nei suoi movimenti non si può che rimanere rapiti dal suo "senso del ritmo". Il continuo ed incessante piegarsi sulle zampe e il procedere veloce a piccoli passi cadenzati da, alla sua osservazione, spunti e momenti di comicità e ilarità. La sua piccola e corta coda accentua la rotondità del corpo con un piumaggio marrone scuro sul quale spicca la grande macchia bianca, candida. Osservandolo meglio scopriamo che anche il piumaggio marrone ha due leggere gradazioni, leggermente più chiara è la parte del collo e della testa. Molto bello è il piumaggio delle ali e del corpo dove ogni piuma è segnata da un contorno ancora più scuro. La grande dose di grasso che utilizza per rendersi impermeabile conferisce grande lucentezza alle piume che, con giuste angolazioni di luce, hanno anche un effetto cangiante.
Nelle giornate molto fredde passa molto tempo appollaiato su un sasso dove il torrente ha più cascatelle e turbinii. Questi sassi si individuano molto bene perché sono "segnati" dai suoi bianchi escrementi. Una coppia occupa quasi 1km. e mezzo di torrente con una miriade di questi appostamenti. Non cercateli dopo una piena perché non ne troverete traccia ma poi, piano piano, mano mano che il merlo ritorna a frequentare i suoi sassi strategici, si identificano facilmente.
Come fotografo, ho avuto molto spesso momenti di rabbia nei suoi confronti perché frequenta raramente le zone illuminate dal sole e preferisce quelle più buie. Come digiscoper ero sempre in crisi proprio per la sua grande mobilità e i bassi tempi di esposizione. Spesso si rintana sotto cumuli di rami e muschi sul greto più ripido del torrente. In questi frangenti è il candore del suo petto che facilita l'avvistamento ma risulta comunque un soggetto molto ben mimetizzato.
Un altro elemento che lo caratterizza in modo inequivocabile è il suo volo. Velocissimo e diritto con ampie curve per seguire il corso del torrente. Insieme al Martin pescatore è l'uccello più rapido dei torrenti montani. Per poterlo riprendere in volo è necessario appostarsi in un tratto dove ci sono ostacoli naturali e con la possibilità di monitorare un lungo percorso delle acque. Solo così saremo pronti a scattare dove il suo rapido volo è costretto a rallentare ed eseguire delle varianti. Una cascata, un ampia ansa o un albero proteso verso il centro del torrente sono ottime posizioni.
Dopo una serie di fortuite ed occasionali immagini mi sono deciso ad organizzare alcuni punti che potevano essere più strategici e "fortunati". Ho perlustrato un lungo tratto del torrente ed individuato alcune zone che mi davano una più ampia visuale e alcuni momenti di luce durante il giorno. Il primo anno fu buono ma i 3 capanni mi davano solo avvistamenti occasionali. Dovevo trovare una zona più vicina al nido e, quindi, più frequentata. Mi sono messo di nuovo alla ricerca e, come accade spesso, ecco che, fortunatamente, proprio in un posto facile da raggiungere e con un ottima visuale noto un gran numero di suoi "segnali" su dei massi vicini ad una cascata artificiale. Osservando bene noto pure una perfetta area per la sua nidificazione e mi riprometto di tornarci l'anno prossimo, nell'epoca della sua riproduzione (fine febbraio-marzo). A febbraio di questo anno mi reco sul posto ed eccolo indaffarato a portare il cibo al nido. Perfetto!
Purtroppo la postazione più adatta alle riprese è all'interno di un giardino privato ma la fortuna è dalla mia perché la zona è curata da un signore rumeno che ha dimostrato grande curiosità e una gentilezza davvero squisita .. d'altri tempi. Con dei rami erigo una semplice struttura che, quotidianamente, copro con la rete mimetica. Passo alcuni giorni a fotografare ma, soprattutto, a studiare le traiettorie che compie per raggiungere il nido. Ecco che, alla fine, ho tutti gli elementi per prepararmi a uno scatto "al volo" del "piccolo missile del torrente". Al mattino preferiva il tragitto verso valle (nell'immagine è la linea tratteggiata) ma al pomeriggio era quello superiore quello più frequentato. Dover superare l'ostacolo della cascata era perfetto per me anche perché doveva rallentare e mi dava la possibilità di uno sfondo meno caotico. L'arrivo era in una larga ansa che lui raggiungeva a tutta velocità e dove compiva una larga curva con le ali a pelo d'acqua. Spesso si fermava nel punto A ma, il più delle volte copriva tutta l'ansa con una stretta curva e si fermava sul limite della cascata dopo aver fatto un atterraggio in acquaplaning. Uno spettacolo!! Dopo alcuni minuti si tuffava dalla cascata raggiungendo direttamente il nido oppure seguiva un altra variante dopo un ulteriore sosta nel punto C, un promontorio subito davanti alla cascata.
L'uscita dal nido seguiva un
numero maggiore di
traiettorie con angolazioni
molto varie. Possiamo
riassumerle nelle tre
traiettorie dell'immagine
qui sopra. Spesso arrivava
al punto C da dove
ripartiva per il punto D,
qui si liberava della
sacca con gli escrementi dei
suoi piccoli facendosi un
bagno "ristoratore". Il più
delle volte compiva un arco
molto vario senza fermarsi.
Questa
ultima era sicuramente la
situazione migliore per
cercare lo scatto in volo
con uno sfondo fantastico,
l'acqua della cascata.
Le tecniche di ripresa sono
state due, tutte basandomi
su tempi molto veloci e una
alta sensibilità ISO. Per
avere un sistema il più
luminoso possibile ho optato
per il tubo ottico Zoom
TSN-PZ usato a tutti i
fattori di zoom a seconda
della maggiore o minore luce.
il più delle volte ero a
metà corsa.
La
prima - Mi preparavo in
una zona specifica della
cascata con il fuoco già
provato con altri tentativi.
A quel punto aspettavo
sperando passasse li dove
ero pronto. Non è la più
redditizia ma è quella che
grantisce risultati di MaF
più sicuri.
La seconda
- Facendo affidamento sulla
rapidità di messa a fuoco
del cannocchiale Kowa e
dell'ottimo bilanciamento,
grazie al TSN-DA4, seguivo
il merlo all'uscita del nido
fino al limitare della
cascata. I risultati
iniziali erano pessimi e la
sensazione frustrante che mi
aveva colpito mi spinsero,
fortunatamente, a insistere
fino ad avere un ottimo
feeling con tutto l'insieme
e ad avere le immagini più
belle. Poche ma decisamente
le migliori sia come resa
che come posa.
Ho provato anche con altri
cannocchiali (Swarovski,
Skopos e Nikon EDG) ma la
manegevolezza e luminosità
del Kowa sono stati decisivi.
Ottima e pratica la velocità
di "mira" del Nikon EDG ma
la posizione avanzata della
manopola di messa a fuoco mi
ha fatto perdere molte
occasioni. Lo Skopos aveva
una focale troppo corta e lo
Swarovski non mi dava, con
il suo tubo ottico, la
luminosità e potenza che
desideravo.
La fortuna vuole che in quei
giorni avevo ricevuto, per i
nostri test, una Canon 550D
con il suo 50mm f/1.4.
Velocità di scatto, un
mirino luminoso, la
possibilità di seguire tutto
in live view e un
sensore con la possibilità
di basso "rumore" anche a
800ISO mi davano ottime
possibilità di cercare un
ritratto in volo. In questo
frangente ho anche provato
le capacità di videoscoping
della fotocamera.
Ho potuto seguire (meteo
permettendo) diverse
giornate di grande e
fervente lavoro dei due
genitori fino al giorno
dell'uscita dei piccoli dal
nido.
La
fortuna, la sua valente
collaborazione (del merlo) e
l'ottima attrezzatura mi
hanno permesso di fare
queste immagini.
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