
Foto e testi di Andreas Bossi ©
Immagine
tagliata e ridotta cliccando
sull'immagine
si vede nella sua composizione originale.
Cliccando sul nome del fotografo si
accede alle sue foto del nostro forum.
È presente in quasi tutto il bacino del Mediterraneo, Africa, Asia meridionale, Australia e Indonesia.
Spesso è gregaria anche nella caccia dove, con altri aironi, non sussiste competizione poiché le "riserve di pesca" vengono divise in base ad alcune caratteristiche morfologiche, quali la lunghezza delle zampe, che consentono di camminare in acque di diversa profondità, del becco, un autentico arpione per catturare i pesci, del collo,complementare al becco, e la forma delle dita, per facilitare gli spostamenti su terreni fangosi o tra la vegetazione acquatica. Così ciascuna specie sfrutta esclusivamente una nicchia che i suoi parenti troverebbero difficile, se non impossibile, sfruttare.
La garzetta si nutre di piccoli vertebrati come pesciolini, anfibi e rettili e invertebrati quali crostacei, molluschi e insetti Alle volte può essere vista cacciare in un curioso modo quando, per eliminare i riflessi sulla superficie dell’acqua, fa ombra con le ali, tenute aperte ad arco.
In Italia nidificano circa 9.000 coppie di garzetta (circa il 22% della popolazione europea) a cui durante le migrazioni si sommano alcune migliaia di individui di passo o svernanti. E' in buona ripresa dopo un periodo di crisi dovuto soprattutto all'uomo. Prima veniva cacciata per le piume caratteristiche nel suo periodo riproduttivo, dietro il capo, due lunghe penne filiformi, le aigrettes, e anche per quelle del dorso molto belle e vaporose che venivano usate come ornamento per i cappelli da signora. Oggi il suo pericolo è la continua distruzione degli ambienti adatti alla riproduzione.
Il corteggiamento (da fine marzo a fine aprile) e la costruzione del nido, costruito con rami secchi e canne su alti pioppi, salici, o alberi ad alto fusto ma anche grossi cespugli, impegna entrambi i genitori. L'incubazione, in media 4 massimo 6 uova di colore verde-bluastro, dura da fine aprile a fine maggio e i pulcini rimangono nel nido da metà maggio a fine giugno (in media 40 gg.). In un anno viene deposta un'unica covata.
Le popolazioni italiane di garzetta sono in parte migratrici e in parte sedentarie.
È possibile confonderla con altri aironi soprattutto con:
Airone guardabuoi, più piccolo, con il becco giallo, piumaggio che tende al rossastro e molto meno legato all'acqua;
Airone bianco maggiore, più grosso, con becco giallo in stagione invernale.
CURIOSITA': La garzetta ha una delle più sofisticate tecniche di difesa tra gli uccelli: quando un intruso irrompe nel loro territorio, in particolare di notte, tutti gli individui, adulti e pulcini, emettono forti grida e bombardano l'estraneo vomitandogli addosso pesci, rane e invertebrati semi-digeriti, producendo un odore così ripugnante da far desistere l'eventuale intruso
Lungo le rive del fiume Comano, nel Mugello, ero in attesa di fotografare un merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). Probabilmente non ero molto ben mimetizzato oppure avevo scelto un punto sbagliato del fiume, certo è che lo ho visto passare un paio di volte ma mai si è fermato.
Per fortuna avevo una buona compagnia con Ballerine gialle e bianche, Ghiandaie, un Occhiocotto, un Martin pescatore e dei Cardellini. In lontananza vedevo il Gheppio e sentivo il Picchio verde ridere di me che, sotto la rete mimetica, cercavo di difendermi da una moltitudine di insetti. Indisturbate due garzette continuavano il loro banchetto nel fiume con mia grande invidia. Vederle sguazzare nell'acqua mentre io ero li, accaldato e fermo, è stato uno spettacolo assai difficile da non emulare. Oramai, a fine giornata, si sono alzate e posate su un alto ramo di un frondoso albero.
La poca luce calda del tramonto filtrava tra le foglie e illuminava a tratti la garzetta intenta a ripulirsi prima di tornare alla garzaia distante circa 15Km. Ho approfittato di alcuni momenti un poco più luminosi per fare qualche scatto consolatorio (ero comunque intenzionato a fotografare il merlo). I primi scatti sono un vero disastro, tutto troppo buio e troppi elementi di disturbo davanti al soggetto. Poi si è levata una corroborante brezza che ha spostato molti rami ed ha aumentato le probabilità di luce. Sfruttando un momento di sue pulizie ho notato che quando allungava l'ala la luce riflessa mi illuminava meglio il corpo e così è nato questo scatto.
Spero vi piaccia.