
Foto e testi di Andreas Bossi ©
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Da anni non si riproduceva più in Italia.
All'interno di un capanno mi
stavo concentrando
nell'osservazione di una piccola
area paludosa che aveva subito
un forte calo d'acqua per la
siccità. C'era una piccola
macchia blu e rossa di un martin
pescatore aggrappato ad una
canna in mezzo a tutta la
vegetazione secca e gialla.
C'erano diversi
Saltimpalo (Saxicola torquata)
chiassosi e indaffarati che
volavano tra passeri e
codibugnoli, gallinelle d'acqua
e folaghe, germani e svassi
maggiori. Un Airone bianco
maggiore sulla riva e quattro
aironi cenerini in acqua con
diverse garzette. In poche
parole c'era molto da guardare e
molto ho osservato.
Erano quasi le 12,30 e,
come accade sempre verso le
primissime ore pomeridiane di
giornate calde e solatie,
l'attività nella palude,
lentamente, si è fermata. Ho
pensato fosse tutto regolare e,
nell'affacciarmi allo spioncino
per controllare, sono rimasto
affascinato dal volo basso e
veloce di questo rapace che,
proprio davanti a me, ha
incominciato a puntare qualche
cosa. Avevo appena spento la
macchina fotografica che, sul
cavalletto, puntava da un altro
lato. Che fare, correre a
prendere la macchina e perdermi
lo spettacolo o fermarmi e
osservare e basta? Mi sono
fermato e ho osservato a lungo.
Dopo aver fatto un paio di volte
lo "spirito santo" è volata via.
Ho potuto osservare bene il suo
volo e le sue strategie di
caccia così, quando, dopo una
ventina di minuti, è tornata, ho
potuto puntare dove avevo più
possibilità di avere una buona
inquadratura.
Gli uccelli sono
frequentemente abitudinari. Ho
potuto scattare diverse immagini
ma mai mi sarei aspettato che
dopo si venisse a posare così
vicino da mettermi in imbarazzo
con la messa a fuoco del
cannocchiale.