Test
- Panasonic Lumix DMC-G3
Panasonic Italia
è un distributore molto disponibile e
attento o, più semplicemente, sicuro
della qualità dei suoi prodotti?
Questa è stata la domanda che ci siamo
posti quando abbiamo avuto la conferma
di poter testare, subito dopo la
DMC GF3,
anche la
Panasonic DMC-G3 e,
successivamente, la
DMC-GH2 che è la
ammiraglia della folta ed agguerrita
schiera di macchine prodotte da
Pnasonic.
Più ci addentriamo nell'analisi delle
mirrorless e più ci convinciamo che la
nostra evoluzione più naturale è in
questo formato di macchine che, non solo
sono il più semplice e naturale
passaggio da una compatta a una macchina
più evoluta ma rappresentano anche un
valido contributo per chi da una reflex
vuole passare a una macchina più leggera
e maneggevole senza perdere in qualità e
affidabilità. La DMC-G3 è un validissimo
esempio di macchina che cerca proprio di
soddisfare quest'ultima schiera di
fotografi.
Il precedente test della
Panasonic Lumix DMC-GF3
già ci aveva confermato il livello di
qualità raggiunto dal formato 4/3 e la
G3 ci pone nella posizione di poter
valutare come possiamo raggiungere un
risultato dovuto ad un elettronica un
poco più raffinata ma soprattutto da un
controllo molto più accurato e gestito
da una grande quantità di funzioni.
Purtroppo
questo test è più una "prima valutazione"
visto il poco tempo avuto a disposizione
e la pochissima collaborazione del meteo
che ci ha costretto per lunghi periodi
all'inattività. Panasonic ci ha
richiesto la macchina proprio quando
tutto andava per il meglio. Nulla di
preoccupante viste le caratteristiche di
grande maneggevolezza e facile utilizzo
della macchina con la quale abbiamo
famigliarizzato molto rapidamente.
La DMC-G3, presentata nel maggio del
2011, vuole, anche nell'estetica,
avvicinare un utente semi professionista
che ha maggiore attenzione ai contenuti
ed alla maneggevolezza. Ecco che le
dimensioni e pesi sono maggiori ma non
così tanto da escluderla dal gruppo
delle "piccole". Infatti è più piccola
della, ancora oggi, più piccola reflex a
specchio in commercio, la Olympus E-420
ma ha un sensore più moderno, un Lcd di
maggiore qualità e, cosa assai utile per
noi, è mobile, ha anche la possibilità
di registrare filmati anche in HD nel
formato AVCHD ed ha una messa a fuoco
molto più veloce. Tutto questo in 115 x
84 x 47 mm per un peso di soli 336 g.
Per ogni riferimento all'uso "classico" vi invitiamo a consultare la prova eseguita da Dpreview o Imaging Resurce, noi, come sempre, cureremo solo gli aspetti che maggiormente possono interessare un digiscoper. |
Tutta la serie G si è, fin dai primi modelli, molto ben ambientata nel mondo dei digiscoper dove ha raggiunto, nel concorso internazionale "Digiscoper of the Year 2011", il primo posto con l'immagine di Tara Tanaka che la usa gia dalla versione G1 abbinata al suo Kowa con il 25xLER.
Il Manuale in formato PDF
Questo
altro link vi
porta alla pagina del
sito di Panasonic Italia dove
possiamo comparare le vaie machine.
Abbiamo pre-selezionato la
G3, GF3 e la
GH2
Come le sue 2 sorelle che la
precedettero anche per questo
modello alcune caratteristiche
di base sono rispettate come il
mirino elettronico integrato che
si presenta con una buona
definizione (1.440.000 punti),
la copertura di quasi il 100%
dell’immagine ed un ottima resa
dei colori. Nel digiscoping la
sua efficienza è ottima
rendendoci molto facile il
controllo della messa a fuoco e
dell’ingrandimento dell’immagine
(0,7 x). In genere preferiamo
usare il LCD per questi
controlli ma con questo mirino
la resa è ottima e non stanca
l’occhio permettendoci di
risparmiare il consumo della
batteria. Un utile funzione
oramai diffusa su altre macchine
qui è assente. Sarebbe stato
molto utile avere lo spegnimento
dell’LCD in automatico quando si
avvicina l’occhio
al mirino elettronico
così da risparmiare le batterie.
I progettisti Panasonic hanno
posto, sul
lato
posteriore sinistro del corpo
macchina, accanto al mirino
elettronico che alloggia la
slitta a contatti caldi e i due
microfoni stereo (con filtro
elettronico antivento), un
piccolo interruttore a slitta
che funge da interruttore per
l’accensione o spegnimento
dell’LCD.
L’uso
dell’LCD da 3 pollici con una
risoluzione di 460.000 punti per
pollice
è
assai pratico sia per la sua
possibilità di essere articolato
a piacere come per la sua resa
anche con il sole alle spalle
potendo regolare, fino a sette
livelli, il suo valore di
luminosità. Anche in questa
macchina è presente la funzione
touch screen, sia per la
selezione delle voci del menu
come per lo scatto finale, ma
non così completa come nella più
recente GF3. Ottima la
sensibilità al tocco e pratica
la possibilità di scegliere
velocemente il punto di MaF e
esposizione. Anche con l’LCD è
possibile avere un ingrandimento
della zona di messa a fuoco il
cui rapporto da 5 a 10x è
comandato dal selettore girevole
in alto a destra. Una
particolarità, quella del touch
screen, che nel digiscoping è
diventata necessaria se non
addirittura fondamentale per
cercare di ottimizzare la
velocità di scatto. La
possibilità di poter selezionare
rapidamente un punto preciso su
tutta l’area dell’immagine
è una prerogativa che solo le
mirrorless hanno e per noi è di
grande aiuto e supera la
ristretta, anche se su più punti,
area centrale delle reflex.
Anche
in questo caso abbiamo preferito
l’uso del touch screen con un
bastoncino creato da noi
piuttosto che con l’accessorio
in dotazione che è troppo
piccolo e corto. Una nota a
favore della tecnologia scelta
da Panasonic è proprio la grande
sensibilità al tocco e la grande
precisione. Queste
caratteristiche sono dovute alla
scelta di usare un LCD sensibile
alla pressione sull’area dello
schermo. Contrariamente al
sistema capacitivo, ovvero il
punto di pressione viene
localizzato grazie
all’interruzione di un fascio
continuo di elettroni, quello
scelto si attiva solo alla
pressione, come un interruttore,
consentendo un grande risparmio
nei consumi perché il consumo di
energia avviene solo se si
applica pressione.
Il controllo del menu è molto
intuitivo, come abbiamo già
visto nella sua sorella minore
GF3, ed assai ampio e molto
completo. Simile a quello
abituale delle reflex semi
professionali ha anche la
possibilità di un menu veloce
con 10 funzioni selezionabili da
noi per un controllo
ancora più veloce
e mi. La
resa finale, tra menu classico,
touch screen e menu veloce
potrebbe sembrare eccessiva ma,
nell’uso, dopo poche ore di
utilizzo della macchina risulta,
al contrario, di grande aiuto. A
facilitare il tutto esistono
anche 2 possibilità di
selezionare impostazioni
complete predefinite richiamate
da due pulsanti. Questa funzione
ci è stata utilissima proprio in
questi giorni di tempo variabile
con grandi differenze di luce e
di esposizione che cambiavano in
modo molto repentino.
Si
è dimostrato assai utile anche
nel digiscoping l’uso del
pulsante iA che
ci permette di scattare con le
due funzioni, a scelta, di
Intelligent Auto
oppure
Auto Intelligent +
dove la macchina ottimizza molto
la resa dell’immagine a secondo
della scena e noi possiamo
accedere a alcuni controlli,
come la compensazione
dell’esposizione, il controllo
del bianco ed altri,
direttamente e velocemente dal
touch
screen. La G3 ha anche la
possibilità di attivare in
automatico il controllo della
gamma dinamica (IDR) che non ci
ha dato grandi differenze in
digiscoping se non quando il
sole era coperto Nell’uso
normale la resa è molto più
visibile e assai efficiente.
Nel digiscoping ci è capitato di
notare più di una volta la resa
alterna del bilanciamento del
bianco con immagini in sequenza
assai diverse fra loro. Abbiamo
sempre preferito, quando
possibile dalle condizioni
climatiche, impostare
manualmente questo controllo.
Il passo a vite per la testa del
treppiede è posto correttamente
sull’asse dell’ottica. Tutti i
comandi a pulsanti sono disposti
in modo molto ergonomico e di
dimensioni tali da non incorrere
in errori. Buona la posizione
del comando, rosso, per l’avvio
della registrazione video che
non può proprio essere avviato
accidentalmente.
Questo
pulsante ha anche una sensazione
al tatto completamente diversa a
tutti gli altri così da non
incorrere in errori se lo
vogliamo attivare mentre
continuiamo l’osservazione al
mirino elettronico. Il pulsante
di scatto è di generose
dimensioni e con una buona
sensibilità tanto da poterci
permettere l’uso di adapter per
lo scatto flessibile senza
nessun impaccio e intralcio a
tutti gli altri pulsanti.
La
sensibilità e il ritardo dello
scatto hanno prestazioni
migliori di una compatta e sono
nella media tra le reflex senza
essere velocissimi. Nello scatto
continuo la rapidità è buona sia
nel Jpg che nel Raw. Possiamo
raggiungere le 20 immagini al
secondo (fps) - ma solo a
risoluzione
ridotta
a circa quattro megabyte. A
piena risoluzione si raggiungono
al massimo 4,9 fps, anche se il
buffer si riempie dopo sette
scatti e continua con una sola
immagine ogni due secondi.
Scegliendo la ripresa con Raw +
Jpg tutto si rallenta
ulteriormente.
L’uso
di una scheda di memoria veloce
fa la differenza e incomincia ad
essere necessario molto più che
nell’uso con una compatta anche
di nuova generazione. Con
macchine come la G3 non è solo
necessario l’uso di schede
veloci ma devono essere anche
capienti perché i file Jpg
possono raggiungere la
dimensione di 7mega e i Raw di
20mega. Ancora più necessarie se
facciamo dei video che, volendo,
sfrutta tutta la capacità della
scheda per un'unica sessione di
ripresa. A proposito del video
dobbiamo segnalare che la messa
a fuoco è continua e si può
sfruttare anche in video scoping
a rapporti di ingrandimento
dell’oculare non eccessivi. Con
il nuovo Zeiss
Victory DiaScope 85 T* FL
dotato dell’oculare 20-75x
abbiamo provato delle riprese
anche a 45x ma, sia per la
ridottissima profondità di campo
che per la poca luminosità
dell’immagine, non risultava
così pratico ed efficiente come
a 20x o 30x.
Abbiamo lasciato per ultima la
presentazione del sensore perché
pensiamo che sia importante
precisare quanto lavoro sia
stato fatto sulla macchina e
sull’elettronica intorno a
questo sensore da 16,7 milioni
di pixel. Un corpo macchina con
una sensazione di robustezza e
razionalità, progettato da un
team di persone che sicuramente
sono anche fotografi (lo si vede
da molti piccoli particolari),
un elettronica molto completa e
funzionale meritavano un sensore
di ottime prestazioni che
sapesse dare al formato 4/3
quella marcia in più per
classificare senza incertezze
tutto l’insieme come
semi professionale. I
risultati sul campo confermano
in pieno tutto il lavoro fatto.
Come avevamo già detto per la
sorella più piccola ci hanno
molto sorpreso la qualità del
colore e, soprattutto la resa ad
ISO che erano un limite molto
grosso nelle prime 4/3 che
avevamo potuto testare. Lavorare
a 800ISO è più che buono e si
arriva a risultati di grande
rilievo anche a sensibilità
superiori senza superare i
1600ISO da dove
la qualità incomincia a
decadere per la presenza
visibile del rumore elettronico.
Abbiamo sempre preferito
scattare in Raw ed abbiamo fatto
la prima elaborazione di
conversione con il programma
SILKYPIX Developer
Studio 3.1 SE fornito
con il CD nella confezione. Di
norma usiamo convertire i file
Raw in Tiff con Adobe
Camera Raw oppure con
il DxO Optics Pro 7
che ha un ampio database di
lenti ed ha correttamente
riconosciuto la macchina e gli
obiettivi usati. Il programma
SILKYPIX
è un applicazione capace
di soddisfare tutte le esigenze
del normale utilizzatore con
molti controlli in più.
Il Raw è proprio il
formato ideale per guadagnare
tutti i particolari e la
definizione di questo sensore
che nei Jpg denuncia un poco la
presenza di filtri
anti-aliasing
oramai presenti su quasi tutti i
sensori in commercio. Nel Jpg,
infatti, capita, ad alti
rapporti di ingrandimento, di
notare un minore numero di
dettagli e l’alone più chiaro
intorno a soggetti di forte
contrasto.
Tutte le ottiche 4/3 Olympus, Panasonic, Sigma e Cosina mancano alcune novità e i Tamron.
Il lavoro fatto dai progettisti
Panasonic è stato davvero ben
pensato ed organizzato tanto da
considerare e rafforzare la mia
personale idea che vede le
mirrorless come un settore a se
che non vuole entrare in
competizione con le reflex a
specchio ma merita una sua
specifica categoria con modelli
entry level, semi professionali e
professionali
Vantaggi e svantaggi sono
da tenere in considerazione
all’atto dell’acquisto ma, le
mirrorless, danno immagini di
grande qualità e offrono
macchine con un elettronica e
una meccanica molto affidabile e
di qualità.
Se a tutto questo
corrisponde anche un offerta
valida ed ampia di ottiche ed
accessori …. Ecco che il gioco è
fatto!

Con la confezione della macchina ci sono anche arrivate 3 ottiche Il Panasonic Lumix G 14mm F2.5 ASPH, lo Zoom Panasonic Lumix G Vario 14-42mm F3.5-5.6 ASPH OIS e il Panasonic Leica DG Macro-Elmarit 45mm F2.8 ASPH OIS che avevamo già provato nel test precedente.
Inutile dire che il 14mm ha
delle serie difficoltà a
combinarsi con i nostri oculari.
La sua costruzione in materiali
leggeri è molto compatta tanto
da essere di diritto un pancake.
Considerato un
obiettivo quasi
standard ed economico ha un
ottima resa ottica ed è molto
divertente e creativo nell’uso
normale. Corrisponde ad un
grandangolare di 28mm
(75° di campo visivo) e, abbinato alla G3, rende la
macchina più “tascabile” e molto
adatta a istantanee di viaggio.
Come 14mm è piuttosto luminoso e
compie un ottimo lavoro sia nel
colore, nel contrasto generale
come nel controllo della
geometria dell’immagine. In
questa ultima caratteristica ha
una resa davvero eccellente che
aumenta se abilitiamo la
correzione che viene fatta dal
processore interno alla macchina
o , meglio, se convertiamo i
file Raw con DxO Optics Pro 7.
Composto di sei lenti in 5
gruppi (3 lenti asferiche), ha
un elevata compattezza di soli
20,5 mm. per un peso “piuma” di
55g. con una MaF molto veloce e
silenziosa. La
baionetta è costruita in
metallo. Montato sulla GF3 la
rende similissima ad una
compatta ma montato sulla G3
sproporziona tutto facendo
sembrare il corpo macchina molto
più grande di quello che è. In
fatto di compattezza ha solo un
rivale che però è costruito per
un formato più grande, il Pentax
40mm F2.8 DA XS .
Molto più proporzionato ma
sempre di alta qualità è lo zoom
14-42 f/3.5-5.6 con il quale
abbiamo scattato alcune immagini
in
quelle poche giornate di
sole. Il vantaggio di una MaF
dai movimenti interni ci ha
permesso di poterlo abbinare con
adapter come il DCA (Swarovski)
o il DA-10 (Kowa) ed una
semplicissima barra di
stabilizzazione. La resa
in digiscoping è molto
penalizzata dalla poca
luminosità che ci costringe ad
usare alti ISO o in giornate di
pieno sole. La sua costruzione
ottica composta da 12 lenti (1
asferica) in 9 gruppi è “classica”
e non crea problemi in tutta la
sua escursione intermedia. Se
non corrette dal processore
interno della macchina sono
visibili delle distorsioni a
barilotto a 14mm e quella a
cuscinetto a 42mm. I valori sono
comunque molto contenuti se
consideriamo che l’ottica in
questione è uno zoom standard
(assai
diffuso nei Kit in vendita).
Da tenere in considerazione è la
tendenza alla vignettatura che,
abbinando l’ottica ad oculari di
media qualità risulta molto più
evidente e fastidiosa con una
difficile correzione anche se
usiamo un programma come il DxO
Optics Pro che, al contrario,
svolge un operazione magistrale
su immagini non in digiscoping.
L’aberrazione cromatica è molto
contenuta e presente solo ai
bordi con buoni oculari
superiori a 30x. Anche questo
zoom standard è dotato del
Mega OIS, il
sistema di stabilizzazione
ottica dell'immagine che impiega
sensori giroscopici. Tutta la
costruzione denuncia una grande
attenzione ai particolari
facendo passare in secondo piano
l’ampio uso di materie plastiche.
La baionetta non
è costruita in metallo. L’unico movimento in estensione
è quello dello zoom lasciando
comunque tutto l’insieme molto
stabile e privo di oscillazioni.
La filettatura del porta filtri,
porta adapter, non gira ne con
il variare dello zoom ne con
quello della MaF.
Caratteristiche | |
Attacco: | Micro Quattro Terzi - Baionetta in metallo |
Lunghezza focale: | 45 mm (90 mm equivalente sul formato 35mm) |
Angolo di campo: | 27° |
Massima apertura: | f/2.8 |
Minima apertura: | f/22 |
Costruzione: | 14 elementi/10 gruppi (1 elemento ED - 1 asferica) |
Diaframma: | 7 lamelle circolari |
Distanza minima di messa a fuoco: | 0.15 metri-0.50 metri (interruttore limitatore) |
Massimo ingrandimento: | 0.1x / 2.0x |
Stabilizzatore: | MEGA O.I.S. |
Diametro filtri: | 46mm |
Peso: | 225 grammi |
Dimensioni: | 63 mm (diametro) x 62.5 mm |
Manuale istruzioni |
Vorrei
dedicare una sezione a se per le
caratteristiche del
45mm che ci è stato
fornito con tutte le macchine
Panasonic. Il Panasonic
Leica DG Macro-Elmarit 45mm F2.8
ASPH OIS. Il suo nome
molto lungo denuncia già tutte
le sue caratteristiche base.
Panasonic e Leica sono i nomi del produttore e del progettista e supervisore. Sul barilotto, nella parte inferiore, compare la scritta “Made in Japan” e sappiamo che la Panasonic produce in uno stabilimento apposito le lenti progettate da Leica che ne controlla sia la qualità ottica come la costruzione meccanica. Questa collaborazione si nota in tutte le ottiche ma in questo 45mm in particolare dove la robustezza costruttiva è una delle sue caratteristiche più evidenti.
DG indica che è
stato studiato e progettato per
lo specifico uso in digitale per
il formato 4/3. Olympus e
Panasonic si sono impegnate
molto per il successo di questo
formato e lo hanno fatto
puntando molto proprio sulla
resa delle ottiche che dovevano
essere riprogettate
completamente. Questo impegno,
non indifferente, ci ha dato
ottiche con caratteristiche di
grandissima qualità grazie
all’uso di lenti asferiche e
lenti prodotte con terre
rare (ED). Il progetto meccanico
ed ottico ricerca principi di
praticità e qualità con
movimenti interni per la MaF e
principi ottici telecentrici per
un immagine che mantenga un
uniforme qualità di incidenza
della luce fino ai bordi.
Tutto
questo sforzo progettuale
(Sulla sinistra
l'immagine del brevetto ottico)
e costruttivo si nota
molto chiaramente dalle immagini
prodotte che palesano una minima
distorsione, pochissima
aberrazione cromatica ed un
ottima definizione su tutta
l’area dell’immagine grazie ad
un accurato controllo
dell’effetto ghost e flares. Nel
caso di questo 45mm non bisogna
essere degli esperti fotografi
per notare la grande qualità
delle immagini che risulta
subito assai chiara e palese.
Continuando la lettura del nome
di questo obiettivo passiamo a “Macro-Elmarit”
dove per macro si intende la sua
capacità di riprendere oggetti a
grande vicinanza fino ad un
rapporto reale di 1:1
(dove 1cm del soggetto ripreso
deve riprodurre un’immagine sul
sensore della fotocamera di 1cm.
… non sono molte le ottiche con
questa caratteristica e nessuna
nel 4/3). Il nome Elmarit è uno
dei più gloriosi di casa Leica
sinonimo di grande qualità
ottica e progettuale. Ogni buon
fotografo ha dei sogni nel suo
cassetto ed uno di questi è
sicuramente il possedere un
Leitz Elmarit …. magari …
un M 21mm f/2,8 prodotto in
Canada.
45mm,
corrispondenti a un 90mm del
formato 35mm, è un medio tele
tipico per l’uso del ritratto,
una focale già “spinta” per un
macro ed ottima per il
digiscoping dove ha una completa
compatibilità con quasi tutti
gli oculari senza produrre
vignettatura potendo posizionare
l’obiettivo ad un buon range di
distanze dall’oculare nella
ricerca della migliore copertura
completa.
Dobbiamo dire che con
questo 45mm non ci siamo mai
trovati in crisi con nessun
oculare sia zoom che a focale
fissa. Come abbiamo già detto la
sua luminosità di f/2.8 è assai
buona se consideriamo la focale
e, soprattutto la complessità
ottica di un macro.
La sigla che segue è
ASPH che denuncia la
presenza di almeno una lente
asferica. La sintetica
definizione di lente asferica su
Wikipedia
è talmente chiara che la
riportiamo così come è scritta.
“Una
lente asferica è una lente la
cui superficie ha un profilo che
non è né una porzione di sfera
né un cilindro a base circolare.
…”. L’uso di queste lenti
dal complesso profilo viene
studiato per compensare e
correggere aberrazioni
geometriche ed anche ottiche che,
altrimenti, avrebbero richiesto
l’uso di raffinati gruppi di
lenti. La loro complessa
produzione è di grande aiuto sia
per la qualità ottica finale
come per la compattezza e
leggerezza dell’obiettivo. Non
tutti gli obiettivi usano queste
lenti e non tutte le lenti
asferiche sono prodotte
lavorando vetri mediante
asportazione del materiale e
levigatura.
La
sigla O.I.S.
sta per
Optical Image Stabilizer
che indica la presenza del
sistema, prodotto da Panasonic,
per la stabilizzazione delle
immagini. Le ottiche Panasonic
offrono due distinti tipi di
stabilizzazione: il Mega
O.I.S (4.000 controlli
a secondo) e il Power
O.I.S. dove, questo
ultimo, presenta una maggiore
raffinatezza basata sul doppio
dei controlli al secondo. Il
45mm ha un interruttore a slitta
che attiva o disattiva questa
funzione.
Contrariamente alla maggior
parte degli obiettivi macro ci
troviamo di fronte ad un ottica
molto compatta caratterizzata da
un movimento MaF tutto interno e
con la parte anteriore, quella
con il passo a vite dei filtri
(46mm), che non gira con il
variare della MaF così da
permetterci l’uso dell’adapter o
del polarizzatore senza alcuna
complessità o variazione. Un
vero gioiello progettuale.
Come nella maggior parte delle
moderne ottiche il movimento
della messa a fuoco manuale
mette in funzione il micro
motore elettrico interno, lo
stesso della messa a fuoco
automatica. La sensibilità di
questa azione, che muove ben 3
gruppi flottanti, è molto buona,
silenziosa e precisa tanto da
darci l’impressione del
tradizionale movimento meccanico.
Tutti i macro hanno una
messa a fuoco minima molto
ridotta e qui ci troviamo di
fronte ad un ottimo valore
di 15cm.
sempre in un rapporto reale di
1:1. Sopra il citato
interruttore
O.I.S. si trova un
secondo interruttore a slitta
che attiva il limitatore di MaF
(15-50cm)
che possiamo selezionare in base
alla nostra distanza dal
soggetto .
La
baionetta è costruita in metallo.
Tutto questo lavoro progettuale
e ottico produce immagini di
grandissima qualità con
aberrazioni geometriche quasi
inesistenti (possiamo escludere
la correzione interna del
processore della macchina), una
risoluzione eccellente fino a
diaframmi abbastanza chiusi
(f/11) dopo di che peggiora
leggermente ma si tratta di un
effetto inevitabile perché
dovuto a legge di fisica ottica
per la presenza di diffrazione
della luce. Le aberrazioni
cromatiche sono impercettibili
ad occhio nudo e anche in
digiscoping (usando oculari di
qualità). L’unico appunto che
possiamo fare è per la presenza
di un accenno di vignettatura
che si potrebbe amplificare con
oculari molto spinti o di media
qualità.
Ottimo il lavoro dei diaframmi
(7 lamelle
arrotondate) che producono un bokeh
morbidissimo ed omogeneo. Con il
nostro oculare Kowa TSN-VA3, che
ci permette anche la chiusura di
3-4 stop, la resa è fantastica.
Panasonic ha prodotto nel suo
stabilimento di Yamagata, su
progetto e supervisione di
Leica, un vero
macro molto corretto
sotto il profilo delle
aberrazioni, e, grazie all'apertura iniziale non
estrema, ha ottenuto un obiettivo
molto performante
fin
dalla massima apertura del
diaframma.
Le immagini di esempio che seguono sono state scattate in buona parte nel
formato RAW elaborato con il programma di foto ritocco DxO Optics ProConcludendo
Piccola di dimensioni ma grande di prestazioni con un sistema di ottiche assai curato e progettato con estrema attenzione, un ottimo mirino elettronico incorporato e l'LCD mobile ... un touch screen davvero pratico per ogni digiscoper e ... tutto questo intorno ad un sensore sorprendente.
Più ci addentriamo nella produzione di Panasonic e più ci sorprendiamo sulla quantità di contenuti offerti e sulla capacità di integrarli in maniera intuitiva e razionale. In pochi anni si è guadagnata un posto di grande successo eguagliando e superando, alle volte, contendenti che hanno una storica presenza nel mondo della fotografia. La collaborazione con Leica e l'essersi concentrata sul formato 4/3 ha sicuramente contribuito a dare coordinazione e stimolo al progetto di sviluppo con risdultati ogni anno più concreti. Con la G3 si è voluto, sicuramente, dare una macchina capace di convincere il fotografo più smalizziato a fare il fatidico passo verso una attrezzatura più preformante nella qualità e nelle prestazioni fino a soddisfare anche il lato creativo che non deve e non può essere limitato dai mezzi meccanici.
Purtroppo il tempo non è stato dalla nostra parte e il test si è svolto in maniera molto rapida e poco approfondita ma possiamo dire con certezza che la G3 è una macchina con ottime prestazioni e molto maneggevole. Tutto il sistema Panasonic sembra pensato e sviluppato con grande attenzione alle esigenze del fotografo e del digiscoper. Il suo successo commerciale ne è la prova.
Cosa ci è piaciuto | |
♦ | Corpo macchina piccolo e versatile. Leggero ma robusto. |
♦ | Sensore e processore molto ben integrati tra loro per risultati ottimi anche ad alti ISO |
♦ | Buona gamma dinamica |
♦ | Ottima resa del RAW |
♦ | Menu completo e personalizzabile |
♦ | Menu Touch screen |
♦ | Mirino elettronico integrato di ottima risoluzione e colore |
♦ | Veloce e raffinato il sistema di messa a fuoco |
♦ | Il 45mm è un ottica dalle prestazioni sorprendenti. Particolarmente adatto al digiscoping. |
♦ | Il 45mm - Straordianria progettazione ottica e versatilità meccanica. |
♦ | Qualità del video HD 1080 con varie opzioni e controllo manuale. |
Cosa non ci è piaciuto | |
♦ | Resa JPG ad alte sensibilità molto inferiore, proporzionalmente, a quella del Raw. |
♦ | Buffer poco capiente rallenta la sequenza in modalità Raw.. |
♦ | Assenza interruttore elettronico sensibile alla vicinanza dell'occhio per lo spegnimento in automatico dell'LCD. |
♦ | Resa della batteria non all'altezza della qualità della macchina. |
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